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IL SESSISMO NEI MOVIMENTI Comunicato della Rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re.

La Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza D.i.Re esprime solidarietà e vicinanza alla ragazza di Parma che sei anni fa ha subito uno stupro di gruppo nella sede di Raf, la Rete di Parma che si definisce “antifascista”.

Questa ragazza aveva appena 18 anni, aveva perso conoscenza. In tre, forse anche di più, hanno abusato di lei per una notte intera. Gli spettatori hanno filmato la scena e per tre anni hanno fatto circolare il video, mentre una coltre di omertà nascondeva i fatti, proteggendo gli stupratori.

Circondata dal dileggio e dal disprezzo generale, isolata e sola, questa ragazza ora affronta un processo, cui si è arrivati dopo anni e solo per circostanze fortuite. La cosiddetta “galassia antagonista” non le ha fornito nessuna sponda, non ha fatto autocritica, anzi: a questa ragazza arrivano insulti e messaggi di minaccia in cui viene definita “infame” per aver parlato con le forze dell’ordine e con i magistrati.

E quello che ci risulta insopportabile è che mentre la vita per lei è diventata impossibile, i suoi aguzzini vanno in giro senza vergogna, a testa alta. Gli uomini che la hanno stuprata e che hanno filmato il delitto “continuano indisturbati a frequentare cortei, manifestazioni, ridono, bevono birra, escono con ragazze, nonostante giri un video in cui fanno sesso con una donna che sembra morta”, come denunciano in un comunicato le ragazze del gruppo “RomanticPunx”.

Questa storia orribile spiega alla perfezione perché tante donne che subiscono violenza non denunciano. Nella giornata di discussione del 27 novembre scorso a Roma che è seguita alla manifestazione nazionale #nonundimeno uno dei tavoli, fortemente voluto dalle donne più giovani, è stato dedicato al “sessismo nei movimenti”. Questa intuizione si è rivelata preziosa, e questo filone di riflessione e di lavoro è cruciale proprio perché solleva il velo sui comportamenti maschili violenti che si riproducono in qualunque contesto, anche in quelli che si vogliono radicali e progressisti.

Solo la voce libera delle donne, la rete di solidarietà e di sostegno che le donne sanno tessere e mantenere può denunciare e mettere fine a queste sopraffazioni.

D.i.Re. Donne in Rete contro la violenza

WELFARE? CAMBIAMO GENERE

 

È innegabile che la crisi economica e la crisi di un sistema sociale, dove i diritti delle persone sono sempre meno garantiti, ha fortemente penalizzato il genere femminile.

La precarietà del lavoro, i tagli al sociale e alla sanità, le difficoltà della scuola pubblica, infatti, hanno un’incidenza negativa sull’emancipazione e sulla libertà di scelta delle donne.

Questa situazione è ancora più pesante per le donne vittime di violenza domestica, poiché la mancata indipendenza economica e l’assenza di strutture di supporto, rischiano di tenerle legate al maltrattante.

Per le istituzioni, allora, il contrasto alla violenza di genere deve passare anche per un ripensamento del welfare che oggi non appare più in grado di dare risposte adeguate. La politica del reddito minimo garantito o le esperienze di sharing economy, ad esempio, possono dare un contributo importante per riprogrammare un sistema sociale che tuteli in maniera più efficace le donne.

Il convegno tenutosi il 21 ottobre 2016 a Senigallia e organizzato dalle quattro associazioni che nella provincia di Ancona gestiscono uno sportello antiviolenza, ha voluto essere uno spunto per portare un nuovo pensiero politico e condividere esperienze positive che possano stimolare le pubbliche amministrazioni a sostenere progetti che favoriscano una reale emancipazione della donna.

  • Donne e Giustizia di Ancona
  • Dalla parte delle donne di Senigallia
  • Casa delle donne di Jesi
  • Artemisia di Fabriano

 

I MIEI DIRITTI

HO IL DIRITTO DI

  • ESSERE ME STESSA
  • METTERE ME STESSA AL PRIMO POSTO
  • ESSERE TRATTATA DA ADULTA E CON RISPETTO
  • ESSERE LA GIUDICE SUPREMA DEL MIO COMPORTAMENTO
  • ESSERE CREDUTA E VALORIZZATA
  • SVILUPPARE I MIEI TALENTI E ABILITÀ
  • ESPRIMERE OPINIONI, EMOZIONI, SENTIMENTI LIBERAMENTE
  • CHIEDERE CIÒ DI CUI HO BISOGNO O CHE DESIDERO
  • DIFENDERMI DALLE PERSONE AGGRESSIVE, SVALUTATIVE, INSISTENTI
  • AVERE SEGRETI E DIFENDERMI DALL’INVADENZA
  • ESSERE LIBERA DALLA PAURA E VIVERE AL SICURO
  • AVERE ASSISTENZA DA FORZE DELL’ORDINE E SERVIZI SOCIALI
  • DIRE DI NO SENZA SENTIRMI IN COLPA
  • RIFIUTARMI DI SODDISFARE I BISOGNI DELL’ALTRO
  • DIRE “NON MI RIGUARDA”
  • PROVARE RABBIA
  • FARE ERRORI E NON ESSERE PERFETTA
  • PROVARE PIACERE E SODDISFAZIONE
  • PRENDERE LE DECISIONI PER LA MIA VITA
  • ESSERE L’UNICA A DECIDERE SUL MIO CORPO
  • DECIDERE DELLE MIE PROPRIETÀ E DEL MIO TEMPO

Alle bambine e alle ragazze non si insegna quasi mai a difendere i propri diritti …

Quali sono i diritti più difficili per te da difendere?

Difendere i propri confini in quattro mosse

LINGUAGGI DI GENERE

 

Il progetto di un seminario di approfondimento degli aspetti linguistici della discriminazione di genere scaturisce dalla volontà del Centro antiviolenza di Ancona “Donne e Giustizia” di contrastare il fenomeno della violenza sulle donne intervenendo non solo a riparare i danni sulle vittime, ma anche a monte, contribuendo a modificare la rappresentazione sociale della donna, che è la radice di ogni violenza di genere.

Una proficua collaborazione tra il Centro antiviolenza, la Consigliera di Parità Effettiva per la Provincia, il Comune di Ancona e la Cooperativa sociale “La Gemma” ha reso possibile la realizzazione di questo evento formativo, “Linguaggi di genere”, che si è tenuto nella giornata del 29 novembre 2013. Un ringraziamento va anche al Centro Servizi per il Volontariato Marche che ha in gran parte finanziato il progetto.
Le relatrici che si sono succedute hanno affrontato da diverse angolazioni la tematica del sessismo nella cultura e nel linguaggio.

Simona Cardinaletti è una psicologa e psicoterapeuta. In passato è stata coordinatrice ed attualmente è responsabile della Casa rifugio “Zefiro”, gestita dalla Cooperativa “La Gemma”, che ospita donne con o senza figli minori, che lasciano la casa coniugale per motivi di violenza. Il suo intervento ha approfondito i principali aspetti culturali che sottostanno alla violenza di genere, in quanto manifestazione di una storica disparità nei rapporti di potere tra uomo e donna. Ha messo in luce la portata del fenomeno violenza contro le donne, mettendolo in relazione alla discriminazione che le donne subiscono a livello sociale in tutti gli ambiti e sradicando la diffusa ma erronea convinzione che la violenza di genere sia da ascrivere all’ambito relazionale ed individuale.

Pina Ferraro Fazio, Consigliera di Parità Effettiva per la Provincia di Ancona, ha illustrato lo stato dell’arte delle politiche di contrasto delle discriminazioni e di promozione delle pari opportunità tra generi.

Cecilia Robustelli è professoressa associata di Linguistica italiana presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e collaboratrice dell’Accademia della Crusca. È indiscussa autorità a livello nazionale ed internazionale per quanto riguarda l’ambito di ricerca relativo all’uso della lingua rispettoso dell’identità di genere. Nella sua relazione e nel workshop che ne è seguito, la professoressa Robustelli ha chiarito i “dilemmi” della lingua italiana quando viene usata per rappresentare le differenze di genere ed ha condotto una approfondita riflessione su un uso non sessista della lingua italiana.

L’intervento di Elena Grilli, infine, ha illustrato come il linguaggio usato in modo sessista è violento ed alimenta la violenza verso le donne, denigrandole o aggredendole quando non si conformano all’idea maschile di femminilità. Con il contributo di Simona Cardinaletti, inoltre, ha cercato di approfondire gli aspetti linguistici che emergono nel discorso delle donne vittime di violenza, le quali, oltre agli ostacoli materiali, nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza incontrano anche ostacoli “simbolici”, in termini di difficoltà di percepire se stesse come degne, alla pari, meritevoli di rispetto.

È necessario rendersi consapevoli dell’azione del linguaggio in quanto binario su cui viaggia il pensiero, al fine di non restare vittime degli effetti degli automatismi linguistici.

Non è facile e non sarà bastato questo seminario, che tuttavia auspico sia stato una valida occasione per prendere atto degli effetti dei processi di comunicazione sul piano della rappresentazione della realtà, per comprendere gli stretti legami con la violenza di genere, per spingere verso una rimozione dei residui pregiudizi nei confronti delle donne, per stimolare e favorire un cambiamento nel modo di pensare, agire ed esprimersi di tutti e di tutte.

fEMPOWER – il libro

 

Le donne che hanno subito maltrattamenti da parte di un partner o ex partner riportano spesso conseguenze drammatiche, anche sul piano psicologico, causate da un prolungato stato di soggiogamento, da ripetute violenze e talvolta vere e proprie torture sistematiche.

FEMPOWER è il resoconto di una esperienza di gruppo di donne. Incontro dopo incontro, le tematiche sviscerate con la conduzione di una psicologa del centro, sono state: (1) conoscere le dinamiche della violenza e sapersene difendere; (2) gestire le ansie e le paure; (3) difendere i propri diritti e affermare se stesse.

Il libro è volutamente poco teorico e molto pragmaticamente ancorato all’esperienza delle donne e ai loro discorsi, nel loro percorso di graduale conquista della propria sicurezza, autonomia e libertà. Gli spunti che hanno guidato le discussioni di gruppo sono fedelmente riportati, per permettere anche in altri contesti una riproposizione altrettanto proficua e ricca di consapevolezze emergenti.

ACQUISTA ORA IL LIBRO!

LA QUOTA DI PROVENTI SPETTANTE ALL’AUTRICE SARÀ INTERAMENTE DEVOLUTA AL CENTRO ANTIVIOLENZA DONNE E GIUSTIZIA.

 

Scopri altro sul progetto fEMPOWER e sulla sua evoluzione, LA FORZA DELLE DONNE

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